LECCETO E SAN LEONARDO AL LAGO
La preghiera è stare in silenzio in bosco.
(Mario Rigoni Stern)

La preghiera è stare in silenzio in bosco.
(Mario Rigoni Stern)

Il Bagno di Foresta o Forest Bathing (così è stato tradotto dal giapponese) ci consente di lavar via lo stress accumulato, è’ un’esperienza che ha comprovati effetti terapeutici sia dal punto di vista empirico che scientifico, è un’attività multidisciplinare psicofisica svolta nella foresta che esalta la relazione persona-natura e produce benefici effetti sulla mente e sul corpo di chi la pratica.

Nelle pagine consumate degli antichi testi di guarigione, si parla di una pianta le cui lacrime sono magiche, usate a scopi spirituali e addirittura soprannaturali: si tratta dell’Iperico o Erba di San Giovanni, il cui vero nome è Hypericum perforatum. E’ una delle piante che mi hanno da sempre affascinato, sia per il misticismo che l’accompagna, sia per gli effetti portentosi che ha sulla pelle e sulla mente, non comuni per una piantina dall’aspetto così esile e gentile: soprannominata da molti come una pianta magica, vanta una ricca storia, caratterizzata da sfumature culturali e leggende ancora oggi molto intriganti.
L’iperico è una fioritura primaverile di tipo acquatico. Il suo nome, “scacciadiavoli”, deriva dalle proprietà che gli antichi greci pensavano possedesse, ovvero quelle di scacciare i fantasmi, che non potevano sopportare il suo odore.
L’olio di iperico è un valido rimedio in caso di scottature, ustioni ed eritemi solari. E’ un eccellente lenitivo doposole che non va però usato al posto della crema solare perché ha un effetto fotosensibilizzante, cioè durante l’esposizione al sole rende la pelle più sensibile agli effetti dannosi delle radiazioni.

“Quando la terra
è giovane e fresca,
quando la testa
è piena di festa,
quando la terra
splende contenta,
quando di erba
odora il vento,
quando di menta
profuma la sera,
è primavera.” (Roberto Piumini)

“È stupefacente quanto sia importante per tutti noi il primo incontro con la storia, capace com’è di farcene innamorare o farcela odiare per sempre, e quanto poco sia studiato, quanto poco gli stessi storici se ne siano occupati, lasciando inesplorato un tema così importante: i modi in cui gli adulti selezionano e propongono ai bambini una narrazione del passato, in altre parole le caratteristiche della cultura storica che una generazione trasmette a quella successiva. Raccontare il passato ai bambini è un’operazione di importanza fondamentale per le sue innumerevoli implicazioni ideologiche e politiche, tra cui la trasmissione della conoscenza storica, la costruzione di una memoria collettiva, la definizione di identità locali, nazionali o sovranazionali, la formazione di un senso di sé come individui, la stessa concezione della storia che, spesso implicitamente, ne sta alla base.” (Tasca)
Una giornata da passare con la famiglia tra natura e storia, laboratori pratici e tanto divertimento.

Il bosco è un piccolo mondo in cui possiamo tornare a contatto con la natura, lontani dallo stress e dalle preoccupazioni della vita quotidiana.
Un luogo magico, che non per niente è spesso e volentieri l’ambientazione di tante fiabe e favole che ascoltavamo da bambini.
Il “bagno di foresta” è la traduzione del termine inventato in Giappone intorno al 1980 (shinrin-yoku) e consiste semplicemente nell’andare in un bosco, lontano dalla città e passarci del tempo cercando di sperimentare il contatto con la natura attivando tutti e cinque i nostri sensi.
La differenza con un’escursione è che l’obiettivo non è una camminata per andare in un luogo, ma soltanto immergersi nel mondo dei grandi alberi.
Qualunque sia la stagione, dopo qualche ora passata a calpestare i sentieri del bosco grandi e piccini potranno trarre da questa pratica un grande beneficio, percepibile immediatamente. Che stare immersi nella natura faccia bene è qualcosa di scontato ma ci sono numerosi studi scientifici che dimostrano i molteplici effetti positivi sulla nostra salute (mentale e fisica).
Prendersi del tempo per ammirare gli alberi, sentire profumi diversi da quelli del nostro quotidiano, sentir “vivere” il bosco, sentire una corteccia sotto le proprie dita o il muschio sotto i piedi nudi. Sono tante le sensazioni che i nostri sensi ci permettono di scoprire.

“È stupefacente quanto sia importante per tutti noi il primo incontro con la storia, capace com’è di farcene innamorare o farcela odiare per sempre, e quanto poco sia studiato, quanto poco gli stessi storici se ne siano occupati, lasciando inesplorato un tema così importante: i modi in cui gli adulti selezionano e propongono ai bambini una narrazione del passato, in altre parole le caratteristiche della cultura storica che una generazione trasmette a quella successiva. Raccontare il passato ai bambini è un’operazione di importanza fondamentale per le sue innumerevoli implicazioni ideologiche e politiche, tra cui la trasmissione della conoscenza storica, la costruzione di una memoria collettiva, la definizione di identità locali, nazionali o sovranazionali, la formazione di un senso di sé come individui, la stessa concezione della storia che, spesso implicitamente, ne sta alla base.” (Tasca)
Una giornata da passare con la famiglia tra natura e storia e tanto divertimento.

La Castagna
C’è un frutto rotondetto,
di farina ne ha un sacchetto:
se lo mangi non si lagna,
questo frutto è la castagna.
La castagna in acqua cotta
prende il nome di ballotta.
Arrostita e profumata
prende il nome di bruciata.
Se la macino è farina:
dolce, fina, leggerina:
se la impasto che ne faccio?
Un fragrante castagnaccio. (Gianni Rodari)

Che voglia di castagne e profumi di bosco e luce che filtra tra i rami e una casa calda che ti aspetta in fondo alla strada.
(Fabrizio Caramagna)


“Quando scende dai monti
il fiume magro e snello,
salta di sasso in sasso
cantando come un monello…
Ma se lo incontri a valle
non lo conosci più
lento, solenne,
posato
( perfino ingrassato!).
Cammina disciplinato
sotto l’arco dei ponti…
Ma come, sei tu, proprio tu,
il monello dei monti?”

“A Punta Falcone c’è un parco naturale,
ma 60 anni fa c’era la guerra mondiale.
I soldati di artiglieria
sparavano dalla batteria.
Finita la guerra quel cannone
andò in pensione
ora è fuori uso,
per tanto tempo è stato rinchiuso
in un capannone.
Lì dentro si annoiava
e ai tempi passati pensava:
la guerra, i morti, i soldati
che a casa non sono tornati.
Da quel giorno il vecchio cannone
è ritornato a Punta Falcone.
Si gode il sole e guarda il mare,
lui non vuole più sparare.
Vede i gabbiani nel cielo blu
e pensa: la guerra non farò più,
la guerra non mi piace,
preferisco la pace”
Poesia dei bambini della II elementare Diaccioni anno 1999-2000