Il Solstizio d’inverno, datato 21 dicembre, ha il giorno più corto e la notte più lunga dell’anno.
Il termine Solstizio viene dal latino “Solstitium“, che significa letteralmente “Sole fermo”.
La parola Yule invece si crede derivi dalla parola anglosassone “Iul” o dal norvegese “Jul” che significa “Ruota“, quindi una data che segna il punto definitivo nella Ruota dell’Anno.
E’ il giorno della ” rinascita del sole”, lo Yule, che segna l’allungarsi progressivo delle giornate e l’inizio di quella che sarà la prevalenza finale delle ore di luce rispetto a quelle di buio.
Per la medicina cinese è il “massimo yin” attraverso il quale si arriva, piano piano, al “massimo yang”, il solstizio d’estate. Nella Germania del IV secolo lo Yule si festeggia dal giorno dopo il solstizio d’autunno fino al solstizio d’inverno. Nel X secolo re Haakon il Buono di Norvegia limitò la festività a 12 giorni dopo il solstizio invernale. Il giorno del solstizio d’inverno, così lontano dall’estate, in quanto inizio della stagione fredda, è tuttavia per molte culture una data significativa per i suoi risvolti spirituali.
Per propiziarsi gli spiriti presenti negli alberi si appendevano a questi decorazioni varie, cibo, ghirlande con bacche, pigne etc.; si allontanavano gli spiriti maligni con il vischio alle porte e infine si bruciava il ceppo dello Yale per illuminare con il fuoco le corte giornate.
Per incoraggiare il Sole le popolazioni nordiche accendevano vari fuochi nei campi e nelle case. Un grosso ceppo bruciava per 12 giorni . Si celebravano dei riti al suo spegnimento.
Il ceppo era di quercia o frassino. Esso rappresentava simbolicamente l’ Albero della Vita. Si celebravano anche riti per assicurare la rigenerazione del Sole, perchè si riteneva che anche la più piccola azione dell’uomo potesse influenzare i grandi eventi del cosmo.
La pianta simbolo della vita durante il solstizio d’inverno è il vischio. Il vischio, pianta sacra per i druidi, era equiparata allo sperma e insieme alla Quercia, il sacro albero dell’eternità, simboleggiava l’infinito e l’istante.
Siamo invitati con il solstizio, così come con l’equinozio, ad accogliere e adottare un nuovo inizio e una nuova attitudine che assomigli all’inverno, tempo di immobilità della Natura.
Può essere questo un tempo sacro di riposo e riflessione prima che arrivi una vita quasi frenetica con l’esplosione della nuova stagione.
L’uomo è un Microcosmo nel grande Macrocosmo della Natura e da quest’ultimo ne è influenzato tanto da poter raccogliere l’energia dell’inverno che ci invita ad andare dentro.
L’individuo può divenire così più introspettivo e lasciare che emergano i suoi desideri e le nuove aspirazioni legate agli obiettivi personali.
Stabilisci i tuoi obbiettivi e realizza i tuoi desideri, chiarisci i tuoi intenti dei piccoli e grandi progetti della tua vita.
Oggi passeggia nei boschi, connettiti alla terra e alla parte più intima di te stesso per piantare quel seme interiore che permette rifiorire e rinascere quando il sole tornerà a scaldare. Osserva la Terra, la sua superficie è immobilizzata sotto al ghiaccio ma sotto giace il focolaio acceso che genera quella vita che arriverà con la primavera.