SAN RABANO: TRA STORIA E LEGGENDE

In Maremma le riserve, i parchi e le oasi occupano circa 40.000 ettari e sono parte integrante di un territorio che si contraddistingue per la varietà e la ricchezza dei suoi ambienti naturali. Il più conosciuto è il Parco Naturale della Maremma, esteso per circa 100 kmq, comprende il tratto costiero della maremma toscana che va dal promontorio di Talamone fino alla foce del fiume Ombrone. Un territorio ricco di ecosistemi in cui si presta grande attenzione alla conservazione della biodiversità.
Il Parco della Maremma pur essendo coperto da una folta vegetazione presenta notevoli testimonianze storiche tra cui numerose torri di avvistamento costruite per prevenire gli attacchi dei pirati saraceni nel XV secolo, ma soprattutto le possenti rovine dell’abbazia di San Rabano del XII secolo nata come monastero benedettino, passata nel 1307 all’ordine dei cavalieri di Gerusalemme e abbandonata nel Cinquecento.

LA BUCA DELLE FATE E LA VIA DEI CAVALLEGGERI

Si deve al Granduca Cosimo I l’iniziativa della costituzione nel 1561 di un corpo scelto di cavalleggeri armati “alla leggiera”, che costituisse una sorta di pronto intervento, veloce negli spostamenti a terra tra i vari punti di stanza delle diverse guarnigioni. Condizione fondamentale per tale velocità era la strada dei Cavalleggeri, realizzata per collegare le torri di avvistamento che lo stesso Cosimo aveva fatto costruire lungo la costa da Livorno e Campiglia, in alcuni tratti probabilmente riprendeva una più antica strada di origine romana. I soldati a cavallo che la transitavano, avevano il compito di pattugliare il litorale per impedire sbarchi di pirati barbareschi, merci e persone clandestine, rientravano, infatti, nei compiti dei soldati: la vigilanza sanitaria e doganale. Nel 1776 la strada venne elevata a “regia” e nel 1788 fu istituito un servizio regolare tra Livorno e Portoferraio con l’impiego dei Cavalleggeri; anche per queste ragioni, alcuni ponti di legno e passaggi a guado furono sostituiti con ponti in muratura. Questi ponti, rappresentati sul plantario allegato all’Estimo del 1795, in parte si conservano ancora, in parte sono crollati.  (Da: “I segni storici del paesaggio rurale” di Roberto Branchetti)

ROCCHETTE DI FAZIO E LE STRETTE DELL’ALBEGNA

Le origini di un fiume sono sempre misteriose. Le sorgenti e le falde seguono vie segrete, leggi non comprensibili di avvicinamento. Si raccolgono nelle viscere di una montagna, si richiamano negli abissi secondo un linguaggio che nessuno comprende e poi – all’improvviso – sgorgano alla luce dando origine a un fiume.
(Fabrizio Caramagna)

Partiremo dal piccolo borgo di Rocchette di Fazio, un suggestivo e piccolo borgo medievale del Monte Amiata, situato nel comune di Semproniano, arroccato su una rupe a strapiombo sulle valli del fiume Albegna e circondato da una natura incontaminata.

Legato all’ordine dei Cavalieri Templari, è un paese ricco di storia e leggende millenarie. Esisteva probabilmente già prima dell’anno mille, ma prese il nome di Rocchette di Fazio solo dopo il 1291, quando il “Signore delle Rocchette” era Bonifazio Cacciaconti detto Fazio.

Prenderemo poi il sentiero che ci porterà alle strette dell’Albegna. Il fiume a causa della natura calcarea dei suoli e dell’opera millenaria delle acque, hanno creato stretti orridi di rara bellezza con meravigliosi pinnacoli, lame di roccia ed anfratti, intervallati da lembi di una rigogliosa vegetazione rupicola.

Qui potremo fare un bagno nelle fresche acque, godere del paesaggio mozzafiato e fare pranzo per poi rientrare a Rocchette di Fazio e concludere la nostra escursione.

VITOZZA, LA CITTA’ DI PIETRA, LA MATERA TOSCANA

Troverai di più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le pietre ti insegneranno ciò che non si può imparare da maestri.
(San Bernardo)

Fatevi rapire dalle bellezze di una natura incontaminata che avvolge la storia e la culla in un alone di mistero che circonda queso luogo senza tempo dove la pietra vive e quasi i parla…Questa è Vitozza, la città di Pietra.

SULLE TRACCE DI DAVID LAZZARETTI Aperi-Trek Al tramonto sul Monte Labro

La Maremma in quella parte a nord è dura e selvaggia mentre si aggrappa ai monti che vanno verso l’Amiata. Sullo sfondo il mare, quello del grossetano, della malaria, dei canti popolari di nostalgia e di lavoro: era là che gli uomini delle montagne erano costretti a migrare stagionalmente come braccianti, salariati e avventizi per la raccolta dei fieni e del grano o per prestare la loro opera come terratichieri per poter campare. E là, al di sopra dei boschi, si staglia, nudo di roccia grigiastra, il Monte Labro (o Labbro).

Lo scelse David Lazzaretti per costruirci la “sua nuova chiesa”.

ANELLO NELLA FAGGETA DEL MONTE AMIATA

“E dentro alla foresta vado a perdere la mia mente e a trovare la mia anima – And into the forest I go, to lose my mind and find my soul.” (John Muir)

Un’esperienza unica che ci aiuterà a ritornare in armonia con noi stessi e con ciò che ci circonda.